OnoraronO



Il linguaggio musicale si presta ad affascinanti giochi matematico-enigmistici che spesso l’ascoltatore non percepisce, perché non coglie ciò che i compositori nascondono nelle loro opere. Il mondo delle sette note ha origini nella matematica: da Pitagora in poi, i teorici hanno esplorato i rapporti tra le frequenze, le relazioni tra il tempo vissuto e quello di esecuzione, tra la disposizione dei suoni nelle scale e quella dei pianeti. Indagando perciò, si sono imbattuti in curiosità che hanno accomunato indissolubilmente la musica ai numeri, soprattutto per ciò che concerne l’ambito dei canoni.
Oltre al canone diretto, più semplice e intuitivo, ve ne sono molti altri (per aggravamento, moto contrario, diminuzione, cancrizzante), tutti caratterizzati da una precisa norma. Le possibilità combinatorie tra una voce antecedente e una conseguente sono moltissime ma divengono meno numerose quando la regola compositiva data è la rotazione.
Lo scopo consiste nel costruire una melodia ugualmente leggibile sia girando al contrario lo spartito (l’asse di simmetria utilizzato per la rotazione è la terza linea del pentagramma) sia mantenendo la stessa chiave, ma che ridiventi cammin facendo se stessa e che permetta la lettura simultanea di due esecutori disposti uno di fronte all’altro: potendo usufruire entrambi dello stesso foglio adagiato su un piano a essi frapposto, si è soliti definire questa composizione ‘canone da tavolo’ anche se più congeniale sarebbe il nome di canone ruotabile. 
A Mozart è stata attribuita una composizione per due violini che rispetta queste regole e che porta il titolo evocativo di Der Spiegel (Lo specchio). In origine avevo pensato, sfruttando tutte le lettere ruotabili del nostro alfabeto, di intitolare il brano ZosihisoZ in modo che fosse chiara l’idea di base; poi ho preferito il più poetico e comprensibile OnoraronO in virtù della semplice palindromia.

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