Enigmistica musicale

Enigmistica musicale

Facili applicazioni di alcuni giochi linguistici alla composizione melodica

di Daniele Trucco


La composizione musicale è un mondo immenso governato da regole ferree assolutamente inalterabili quando si parla di armonia tradizionale o di contrappunto, o capace di libertà e stravaganze incredibili, come lo sono del resto quelle di un certo tipo di pittura o di scultura. Scrivere musica è molto simile a scrivere parole o frasi: ci sono una grammatica e una sintassi e i periodi, per farsi meglio apprezzare dall’orecchio, devono avere una qualche eleganza e una struttura riconoscibile, come nei racconti o nei romanzi. Proprio come la scrittura alfabetica però quella musicale può diventare un mezzo per divertirsi, per esercitare l’estro dell’invenzione dei doppi sensi o quello delle trasformazioni dei lemmi. L’enigmistica credo sia un ponte ideale in grado di unire tutti questi meccanismi logici: dalle sciarade ottocentesche di Enegildo Frediani a oggi ha avuto senza dubbio una sua evoluzione ma ha mantenuto saldi molti principi essenziali, in particolar modo proprio quelli che puntano sul ruolo ludico della parola, laboratorio di ingegno necessario per plasmare qualcosa ricavandolo demiurgicamente da qualcos’altro.
A suo tempo durante gli studi di composizione rimasi affascinato dal lavoro del teorico musicale Joachim Burmeister (1564-1629) il quale in un suo trattato (Musica poetica, 1606) aveva sistematizzato l’utilizzo di alcune figure retoriche in campo musicale studiandone le possibili varianti o analogie relative soprattutto a quelle di ripetizione e di significato. Perché dunque non provare anche con l’enigmistica?
Come una semplice parola può essere spaccata, assemblata, limata o fusa con un’altra, così è anche per le note: per facilizzare il concetto partiamo dall’idea che una nota corrisponda a una lettera dell’alfabeto e una pausa, naturalmente, al silenzio che separa le parole. Unendo più note creeremo parole, unità di significato riconoscibili, e unendo parole comporremo frasi e dunque melodie.
Anche se può sembrare troppo semplicistico come discorso, sempre rimanendo a un livello ludico, si vedrà presto che è effettivamente così: l’unica competenza necessaria a chi abbia voglia di provare è la lettura dei segni che compaiono su un pentagramma.
Si selezionino due brevi melodie per avere una base di partenza sulla quale lavorare e ne si trasporti per semplificare il procedimento una nella tonalità dell’altra; lo stesso si faccia nel caso di due modalità (maggiore e minore) diverse. Io ho scelto Eleanor Rigby dei Beatles (Esempio 1) e, per par condicio, Lady Jane dei Rolling Stones (Esempio 2) alzando di un tono quest’ultima in modo che la prima suonasse in mi minore e la seconda in mi maggiore[1].
Ecco i due frammenti:



Fatto ciò non rimane che partire. Ho scelto dieci giochi in versi di combinazione facenti capo a uno schema preciso: sono i più facilmente intuibili dai non addetti ai lavori e anche i più facili da realizzare in musica. I primi sette esempi si applicano a una melodia sola (ho selezionato Eleanor Rigby) mentre i successivi necessitano di due melodie per poter funzionare.

Anagramma [2]


Facilissimo in musica quando si ha a disposizione solo la melodia e non l’armonia: si prendano le note che costituiscono la frase iniziale e le si mescolino mantenendone le durate originarie. Il risultato, per quanto assurdo, è pur sempre un’altra frase eseguibile: contrariamente al linguaggio verbale nel quale l’anagramma di ‘casa’ saac non è comprensibile, in musica tutto può avere una sua logica. La bravura di un artista sta però nel trovare una combinazione che generi una nuova frase piacevole e musicale; eccone una fra le molte:


Bifronte [3]


Metodo molto utilizzato in musica soprattutto per la composizione dei canoni; è conosciuto come meccanismo ‘cancrizzante’ o retrogrado:


Antipodo diretto [4]


Mantenuta intatta la prima battuta (considerandola dunque alla stregua di una sillaba per meglio visualizzare il risultato), si procede poi con il meccanismo del bifronte:


Antipodo inverso [5]

Si parta con la retrogradazione dalla penultima battuta e si aggiunga in fondo l’ultima battuta in versione reale:


Lipogramma [6]


Molto complesso con le frasi (soprattutto quando si sceglie di eliminare una vocale) ma di nuovo facilissimo in musica. Di seguito ho ‘lipogrammato’ la nota la:


Metatesi [7]

È curioso notare come in musica l’applicazione della metatesi generi una variazione, espediente molto utilizzato tra i compositori atto a mantenere comunque l’idea semantica originale del brano (cosa che viene invece perduta quando si agisce con una metatesi sulle parole):


Arretramento (e avanzamento) [8]


Nuovamente difficilissimo con le parole, in musica corrisponde alla trasposizione di una melodia al tono sotto o al tono sopra, operazione di lettura quasi estemporanea per il musicista allenato:


Cerniera [9]

Sono partito in questo caso dal presupposto che ogni battuta di entrambi i brani fosse equiparabile a una parola e ne deriva che con questo metodo ogni nuova battuta sarà costituita per metà () dalla parte finale della battuta di Eleanor Rigby e per metà da quella iniziale di Lady Jane:


Incastro [10]


Il metro iniziale avrà valore doppio perché l’incastro è dato dalla fusione di ogni battuta dei due brani in una sola (quando c’è differente modalità tra i brani dati, come in questo caso, il risultato potrà sembrare alquanto bizzarro per un orecchio non allenato):


Intarsio [11]

Si notino le differenze rispetto all’esempio precedente:


A questo punto non rimane che provare a eseguire ciò che è stato fatto e verificarne i risultati: magari non avranno le potenzialità per divenire nuovi grandi successi ma sempre di musica si tratta.



[1] Eleanor Rigby (Lennon – McCartney) 1966; Lady Jane (Richards – Jagger) 1966. Le trascrizioni sono a cura dell'autore.
[2] Variando la disposizione delle lettere di una o più parole (e/o frasi), si ottiene un’altra o più parole (e/o frasi) di senso compiuto ma di diverso significato (tutte le definizioni sono ricavate dalla Terminologia enigmistica, opuscolo “B.E.I.” n. 9.3 del giugno 2015, Modena).
[3] Leggendo le lettere (o sillabe) di una parola (o frase) al contrario, cioè da destra verso sinistra, si ottiene un’altra parola (o frase) di senso compiuto ma di diverso significato.
[4] Spostando la prima lettera (o sillaba) di una parola (o frase) in fondo alla parola stessa e leggendo poi questa al contrario (da destra a sinistra), si ha un’altra parola (o frase) di diverso significato.
[5] Ha lo stesso meccanismo dell’antipodo, ma è l’ultima lettera (o sillaba) della parola (o frase) che si sposta all’inizio della parola stessa e leggendo poi questa al contrario (da destra a sinistra) si ha un’altra parola (o frase) di diverso significato.
[6] Meno enigmistico e più letterario, consiste nello scrivere un testo nel quale non può essere utilizzata una lettera scelta in precedenza.
[7] Una lettera (o una sillaba) di una o più parole (o frasi) cambia di posizione, in avanti o all’indietro, dando così luogo a un’altra parola (o frase).
[8] Nel passaggio dalla 1a alla 2a parte ogni vocale diventa la vocale precedente e ogni consonante diventa la consonante precedente, come si presentano nel nostro alfabeto; la A e la B, considerando ciclico l’alfabeto, diventano U e Z.
[9] Un gruppo di lettere con cui inizia la prima parola (o frase) e un uguale gruppo di lettere con cui termina la seconda parola (o frase) vengono scartati; le lettere interne che rimangono nelle due parti, accostate, formano una terza parola (o frase).
[10] La seconda parola (o frase), inserendosi senza alcuna alterazione all’interno della prima parola (o frase), dà luogo a una terza parola (o frase) che è del tutto indipendente da quelle che l’hanno generata.
[11] La prima parola ‘riceve’, come nell’incastro, la seconda, ma le lettere di questa si inseriscono nella prima conservando l’ordine da sinistra a destra ma frazionandosi; si genera così la terza parola (o frase).

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