L’ENANTIOSEMIA SPIEGATA AI BAMBINI


Enantiosemia è un vocabolo complicato con cui si esprime un concetto semplice e indica quelle parole che racchiudono due significati opposti. Partiamo da un esempio: il verbo ‘tirare’ può essere utilizzato sia nel senso di “scagliare qualche cosa” sia di “tirare verso di sé qualche cosa”. A pensarci bene l’effetto che ne risulta è assurdo, decisamente di più rispetto all’effetto polisemico di un vocabolo (ad esempio ‘penna’ intesa come oggetto per scrivere, come piuma d’uccello o come tipologia di pasta). Il concetto affascina i grammatici (e gli psicanalisti) di tutte le epoche e ci sono tracce di enantiosemia in molte lingue differenti. La cosa curiosa è che non riguarda solo i singoli lemmi ma anche sintagmi o costruzioni più complesse.
Gira in rete questa barzelletta:

Un signore, parlando con un suo amico, dice: 
«Le acque del nostro fiume sono molto sporche e le vostre?»
«Pure»

La risposta dell’amico genera un effetto di enantiosemia pur non essendo la parola ‘pure’ appartenente all’insieme dei vocaboli enantiosemici.
Affascinato dal concetto mi sono dedicato alla stesura di un testo di canzone adatto ai bambini così da far loro comprendere in modo pratico la complessità che si cela talvolta dietro alle parole. Quello dell’enantiosemia oltretutto è un discorso molto vicino a quello dell’antinomia negativa che già sviluppai in un’altra canzone, Villa Temi: ho immaginato di far parlare casa mia facendole sostenere questo concetto:

Mento dicendo che chi mi possiede
è spesso lui stesso un mio possesso,
ma dico il vero affermando che io
spesso possiedo chi mi possiede.

Quanto ‘spesso’ sto in casa, io che sono il possessore di casa mia? Tanto o poco? A seconda di come si legga la parola ‘spesso’ la frase può risultare sia vera sia falsa, creando così un paradosso logico che genera appunto l’antinomia.
Paradosso antinomico che si espande anche al concetto di eterologico, cioè un termine che non possiede la proprietà che denota. Ad esempio ‘lungo’ è un aggettivo eterologico proprio perché non è lungo: la cosa veramente interessante però è capire se ‘eterologico’ è o non è eterologico! Se fosse eterologico non avrebbe la proprietà che denota (e dunque è autologico); se fosse autologico allora le possiede e quindi è eterologico.
Fu tra questi ragionamenti che nacque la canzone ‘Il cacciatore pauroso (o il pauroso cacciatore?)’ il cui testo sviluppa una storiella semplice adottando termini con specifica valenza enantiosemica. Per dare più carattere al brano rendendolo così un gioco nel gioco ho scritto la melodia della strofa in modo che risulti palindroma: il primo verso scorrerà dunque in una direzione (rappresentando concettualmente il primo significato del termine) la quale sarà ripercorsa a ritroso dal secondo verso (ecco il secondo significato) e così via. La palindromia mi è sembrato infatti un procedimento visivo molto simile a quello intuitivo legato al significato reversibile di una parola.
Qui si può vedere graficamente, anche senza avere particolari nozioni di teoria musicale, come le note ad un certo punto ritornino indietro al termine del primo verso: 
Di seguito il testo completo della canzone nel quale sono evidenziate le parole incriminate dall’enantiosemia:

Un giorno un cacciatore contemplava la savana
ma al posto di cacciare fu cacciato da un leon.
Pauroso era il leone e il suo ruggito micidiale:
così scappò di corsa il pauroso cacciator.
Con gli occhi ormai sbarrati dal terrore del leone
si accorse che il sentiero era sbarrato da un furgon…
Che gran guaio in questa storia!
Non è una storia ma è pura verità.
“Orsù d’ora in avanti” disse per tranquillizzarsi
“farò come avant’ieri quando stavo sul mio yacht
sereno in alto mare a sorseggiare una cedrata
e dall’alto della tolda contemplavo il cielo blu”.
Intanto raccoglieva dei pietroni da tirare
al felino che tirava per le zampe un grosso gnu.
Che fortuna in questa storia!
Non è una storia ma è pura verità.
Lemme lemme il cacciatore saltò in sella al moto guzzo
affittato il giorno prima e si fermò nel primo hotel.
Gentile il direttore gli affittò un monolocale
e fu ospite per cena del suo ospite african.
La terribile giornata si concluse per il meglio
grazie al dolce della moglie spolverato di caffè
ma il giorno era feriale e la signora spolverava
aspettando con pazienza le sue ferie a Sāo Tomé.
Che finale questa storia!
Non è una storia ma è pura verità.
Ma se è una storia non è la verità!

Il brano è uno spunto da cui partire per introdurre i giochi linguistici in genere e per rendere fruibile a tutti, non solo ai bambini, un meccanismo assai complesso della logica in genere.
Qui il brano cantato da Benedetta Trucco:



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