Se una notte d'inverno un viaggiatore
STORIA DEL ROMANZO PLAGIATOMI DA CALVINO 38 ANNI FA
C’è un racconto di Borges contenuto in Finzioni (1944) dal titolo Pierre Menard, autore del «Chisciotte». Vi si narra di uno scrittore che ha tentato la folle impresa della riscrittura di alcune parti del capolavoro di Cervantes. Si badi: “Non volle comporre un altro Chisciotte – ciò che è facile – ma il Chisciotte. Inutile specificare che non pensò mai a una trascrizione meccanica dell’originale; il suo proposito non era di copiarlo. La sua ambizione mirabile era di produrre alcune pagine che coincidessero – parola per parola e riga per riga – con quelle di Miguel de Cervantes” (J.L. BORGES, Tutte le opere, Mondadori, Milano 2003, pp. 652-653).
La cosa certo può sembrare assurda ma mai quanto la fattività della questione: per compiere una simile impresa sarebbe necessario un tempo infinito. L’uguaglianza è infatti un limite irraggiungibile sul piano pratico e giustificabile solo nelle astrazioni matematiche; l’arte necessita di ispirazione, di variazioni e voli in soggettiva che rendono l’impresa della riproduzione impossibile. Al di là del problema estetico, è forse la copia di un quadro meno originale dell’originale? O meno perfetta in se stessa? Se fosse veramente identica sarebbe indiscutibilmente un altro originale, anche se creata da un autore di-verso.
Va da sé che ciò non sia possibile causa la mancanza di tempo nella riproduzione del dettaglio, e poi del dettaglio del dettaglio, e così via, come in un oggetto frattale di Mandelbrot. Essendo la scrittura un’arte al pari della pittura, anche l’identica riscrittura (quella che banalmente chiamiamo ricopiatura) necessiterà allora di un tempo infinito e trasformerà il testo in un nuovo originale.
O no?
È stato questo il punto di partenza teorico della mia riscrittura non di Cervantes, ma di Calvino: nulla di meglio all’infuori di Se una notte d’inverno un viaggiatore avrebbe infatti potuto essere preso a modello per l’operazione che avevo in mente. Calvino ci ha consegnato un iper-romanzo, un’opera aperta già alla base, mutevole e non definitiva: come tutti sanno vi si narra la storia di un Lettore (questo il nome del protagonista) che per un motivo o per un altro deve continuamente interrompere la lettura di un libro intitolato appunto Se una notte d’inverno un viaggiatore. Questo fa sì che da ogni interruzione affiori un’altra storia interna alla cornice del romanzo: ciò che ne nasce è una complessa riflessione sulla funzione dello scrivere e del raccontare e il ‘se’ utilizzato nel titolo non è che un rimando esplicito di Calvino a un’altra possibilità di scrittura rispetto a quella da lui già sfruttata.
Dunque eccola.
Come il Pierre Menard di Borges ho agito con l’intento di comporre non un’opera ma l’opera di Calvino; trattandosi però di un iper-romanzo l’operazione ha cominciato a sfuggirmi di mano e ne è nato un paradosso: mi sono accorto che quello che mi ero adoperato a fare non era una riscrittura ma la scrittura di un originale tra le infinite meno una possibili. L’unico testo autentico, proprio perché cronologicamente più attuale, stava diventando il mio primo capitolo di Se una notte d’inverno un viaggiatore a cui, se avessi voluto, avrei potuto far seguire la rimanente parte del romanzo. Improvvisa-mente Calvino si era trasformato in uno dei tanti autori cimentatisi nella stesura di una variante di un libro ancora da scrivere.
La mia versione credo sarà d’ora in poi l’unica possibile (proprio perché la più giovane) da inserirsi nelle nuove edizioni del testo; quella vecchia, essendo stata scritta prima, costituirà soltanto un mediocre tentativo di plagio, da parte del suo creatore, di un’opera ancora da scriversi.
Vorrei pertanto reclamare agli editori i miei pieni diritti sulla pubblicazione del testo a far fede dal 1979, data di uscita del falso Se una notte d’inverno un viaggiatore; consiglio inoltre a tutte le librerie di ritirare dalla vendita le copie del libro di Italo Calvino e ai lettori di non accingersi ad affrontare un romanzo che deve ancora essere scritto e del quale nel seguito riporto come anteprima assoluta (ma in fieri) il primo capitolo.
Naturalmente il secondo capitolo non può essere dato prima di aver esaurito tutte le combinazioni necessarie per rendere il primo uguale a un originale ancora da scriversi. Come ho sottolineato (o lo ha detto Calvino?) nelle pagine introduttive dell’opera «è una trascrizione di Calvino parola per parola. Era prevedibile; vai a prendere il Se una notte d’inverno un viaggiatore originale e cominci a confrontare le pagine. Eppure non tutto coincide, certe parole sono variate; addirittura frasi intere. Però il di-scorso di fondo dell’introduzione sembra il medesimo anche se nel finale si narra di come non tutto coincida tra i due testi attraverso una frase molto esplicita: “Eppure non tutto coincide, certe parole so-no variate; addirittura frasi intere. Però il discorso di fondo dell’introduzione sembra il medesimo an-che se nel finale si narra di come non tutto coincida tra i due testi attraverso una frase molto esplicita”».
La cosa certo può sembrare assurda ma mai quanto la fattività della questione: per compiere una simile impresa sarebbe necessario un tempo infinito. L’uguaglianza è infatti un limite irraggiungibile sul piano pratico e giustificabile solo nelle astrazioni matematiche; l’arte necessita di ispirazione, di variazioni e voli in soggettiva che rendono l’impresa della riproduzione impossibile. Al di là del problema estetico, è forse la copia di un quadro meno originale dell’originale? O meno perfetta in se stessa? Se fosse veramente identica sarebbe indiscutibilmente un altro originale, anche se creata da un autore di-verso.
Va da sé che ciò non sia possibile causa la mancanza di tempo nella riproduzione del dettaglio, e poi del dettaglio del dettaglio, e così via, come in un oggetto frattale di Mandelbrot. Essendo la scrittura un’arte al pari della pittura, anche l’identica riscrittura (quella che banalmente chiamiamo ricopiatura) necessiterà allora di un tempo infinito e trasformerà il testo in un nuovo originale.
O no?
È stato questo il punto di partenza teorico della mia riscrittura non di Cervantes, ma di Calvino: nulla di meglio all’infuori di Se una notte d’inverno un viaggiatore avrebbe infatti potuto essere preso a modello per l’operazione che avevo in mente. Calvino ci ha consegnato un iper-romanzo, un’opera aperta già alla base, mutevole e non definitiva: come tutti sanno vi si narra la storia di un Lettore (questo il nome del protagonista) che per un motivo o per un altro deve continuamente interrompere la lettura di un libro intitolato appunto Se una notte d’inverno un viaggiatore. Questo fa sì che da ogni interruzione affiori un’altra storia interna alla cornice del romanzo: ciò che ne nasce è una complessa riflessione sulla funzione dello scrivere e del raccontare e il ‘se’ utilizzato nel titolo non è che un rimando esplicito di Calvino a un’altra possibilità di scrittura rispetto a quella da lui già sfruttata.
Dunque eccola.
Come il Pierre Menard di Borges ho agito con l’intento di comporre non un’opera ma l’opera di Calvino; trattandosi però di un iper-romanzo l’operazione ha cominciato a sfuggirmi di mano e ne è nato un paradosso: mi sono accorto che quello che mi ero adoperato a fare non era una riscrittura ma la scrittura di un originale tra le infinite meno una possibili. L’unico testo autentico, proprio perché cronologicamente più attuale, stava diventando il mio primo capitolo di Se una notte d’inverno un viaggiatore a cui, se avessi voluto, avrei potuto far seguire la rimanente parte del romanzo. Improvvisa-mente Calvino si era trasformato in uno dei tanti autori cimentatisi nella stesura di una variante di un libro ancora da scrivere.
La mia versione credo sarà d’ora in poi l’unica possibile (proprio perché la più giovane) da inserirsi nelle nuove edizioni del testo; quella vecchia, essendo stata scritta prima, costituirà soltanto un mediocre tentativo di plagio, da parte del suo creatore, di un’opera ancora da scriversi.
Vorrei pertanto reclamare agli editori i miei pieni diritti sulla pubblicazione del testo a far fede dal 1979, data di uscita del falso Se una notte d’inverno un viaggiatore; consiglio inoltre a tutte le librerie di ritirare dalla vendita le copie del libro di Italo Calvino e ai lettori di non accingersi ad affrontare un romanzo che deve ancora essere scritto e del quale nel seguito riporto come anteprima assoluta (ma in fieri) il primo capitolo.
Naturalmente il secondo capitolo non può essere dato prima di aver esaurito tutte le combinazioni necessarie per rendere il primo uguale a un originale ancora da scriversi. Come ho sottolineato (o lo ha detto Calvino?) nelle pagine introduttive dell’opera «è una trascrizione di Calvino parola per parola. Era prevedibile; vai a prendere il Se una notte d’inverno un viaggiatore originale e cominci a confrontare le pagine. Eppure non tutto coincide, certe parole sono variate; addirittura frasi intere. Però il di-scorso di fondo dell’introduzione sembra il medesimo anche se nel finale si narra di come non tutto coincida tra i due testi attraverso una frase molto esplicita: “Eppure non tutto coincide, certe parole so-no variate; addirittura frasi intere. Però il discorso di fondo dell’introduzione sembra il medesimo an-che se nel finale si narra di come non tutto coincida tra i due testi attraverso una frase molto esplicita”».
Daniele Trucco
Manta, 28 aprile 2015
SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE
Romanzo di Daniele Trucco
a Italo Calvino
I
Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Daniele Trucco. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero fuorviante. Lascia che il mondo che ti circonda si sciolga lentamente. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa con il suo vociare che attrae più del resto. Dillo subito, a tuo figlio: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sente: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti ha sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Daniele Trucco!» O se non vuoi non dirlo; speriamo comunque che ti lasci in pace.
Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull’amaca, se hai un’amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. C’è chi preferisce altre posizioni ancora, le più assurde. Ma lasciamole a loro.
Certo, la posizione ideale per leggere non si riesce a trovarla. Il problema dipende anche dalla dimensione del libro. Una volta va da sé che fosse tutto cartaceo e dunque i libroni li si potesse leggere solo alla scrivania o al leggio, in piedi o seduti, a discrezione. Oggi gli e-book contengono enciclopedie in una schermata e il peso della carta non tiranneggia più. Tutto è permesso, anche se pensi che tra tutte le tecnologie questa sarà quella che avrà vita più breve. Personalmente non riesci a leggere un libro a video: dopo poco ti bruciano gli occhi e perdi continuamente il segno. Chissà come fanno quelli che scaricano regolarmente racconti e romanzi dalla rete.
Bene, cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi su un cuscino, su due cuscini, sui braccioli del divano, sugli orecchioni della poltrona, sul tavolino del salotto, sulla scrivania, sul pianoforte, sul piatto della doccia di fronte al gabinetto. Togliti almeno le scarpe, prima. Se vuoi tenere i piedi sollevati; se no, rimettitele. Adesso non restare lì con le scarpe in una mano e il libro nell’altra: deciditi.
Regola la luce in modo che non ti stanchi la vista. Fallo adesso, perché appena sarai sprofondato nella lettura non ci sarà più verso di smuoverti. Fa’ in modo che la pagina non rifletta il bianco che rimane tra il nero delle lettere e dei segni. Meglio se la carta è giallina, più riposante e non fredda come le piastrelle dei macelli e delle celle per le carni appese. Distogli i riflessi dalla carta. Cerca di prevedere ora tutto ciò che può evitarti d’interrompere la lettura. Il cellulare è spento? Decidi tu.
Non che t’aspetti qualcosa di particolare da questo particolare libro. Sarà la solita operazione com-merciale utile per rilanciare un titolo famoso del passato riproposto sotto nuove vesti. Oppure è solo una bufala e la storia di Calvino non c’entra niente. Sta di fatto che ti sei spinto fino in libreria per informarti e alla fine hai ceduto. Ed eccoti qui a godere del tuo acquisto, del nuovo libro di Daniele Trucco, autore quasi sconosciuto alla narrativa se non per una strana pubblicazione di qualche anno fa. E ora è uscito con questo Se una notte d’inverno un viaggiatore, ma non si capisce se sia opera sua o no. Sicuramente sarà una storia a cornice. O a cornice in una cornice. Forse con incastrata qualche faccenda presa dal Calvino originale. Sta di fatto che ti sei spinto fino in libreria per informarti e alla fine hai ceduto.
Già nella vetrina della libreria hai individuato la copertina col titolo che cercavi. Seguendo questa traccia visiva ti sei fatto largo nel negozio attraverso il fitto sbarramento fatto di Saramaghi, Parisi, Pirandelli, Montali, Musili, D’Arrighi che ti guardavano accigliati dai banchi e dagli scaffali cercando d’intimidirti. Ma tu sai che non devi lasciarti mettere in soggezione, che tra loro s’estendono per ettari ed ettari i superflui Tertulliani o Chiabreri, i non libri Zingarellii o Castiglionii Mariottii, gli scontati e prevedibili Pilcheri e Steeli. E così superi la prima cinta dei baluardi e ti piomba addosso la fanteria dei classici illeggibili Prousti e D’Annunzii. Con rapida mossa li scavalchi e ti porti in mezzo alle falangi dei papabili Moravii e Pennachi, degli esosi Valeryi e Cacciarii, degli ex esosi Deleuzei e Foucaulti, degli imprestabili Baricchi o Kinghi, dei risaputi Manzonii e Browni. Sventando questi assalti, ti porti sotto le torri del fortilizio, dove fanno resistenza
i Reparti C e i Furori,
gli Hypnerotomachiai Poliphilii e i Zaziei nei metrò,
i Mimesisi e I tempi vissuti,
le Iliadi e i manuali di lingua latina,
gli Idioti e I doni delle aquile,
le Cosmicomiche e Le vergini delle rocce,
gli Arcobaleni delle gravità e gli Asini d’oro.
Accanto agli infiniti altri titoli possibili altri innumerabili si affacciano alla tua mente schiacciata da al-tri titoli ancora; e poi autori, e autori vecchi ed elenchi di interminabili novità che paion essere sempre più interessanti rispetto alle novità passate ormai di moda. Che poi a dirla tutta anche le novità sono nuove veramente se e solo se l’argomento trattato è anch’esso nuovo; in alternativa si hanno solamente nuovi saggi su questioni vecchie. Una sorta di aggiornamento fatto dai soliti noti o da sconosciuti in cerca di una posizione.
Tutto questo per dire che, percorsi rapidamente con lo sguardo i titoli dei volumi esposti nella libreria, hai diretto i tuoi passi verso una pila di Se una notte d’inverno un viaggiatore freschi di stampa, ne hai afferrato una copia e l’hai portata alla cassa perché venisse stabilito il tuo diritto di proprietà su di essa.
Tutto il resto lentamente ha cominciato a svanire dalla tua mente e hai incominciato a proiettarti verso il percorso che ti separa da casa. Le vetrine dei negozi e i passanti in strada non ti distraggono dal vero e unico obiettivo della giornata: sfogliare il tuo acquisto, sentirne l’odore di nuovo, dell’inchiostro e della carta pulitissima. La distanza diventa enorme in un nulla: non hai pensato di farti dare una borsa o un semplice involucro per contenerlo. Tenendolo in mano il sudore dei polpastrelli ne rovinerà di sicuro la copertina; allora cambi maniacalmente mano spesso, proprio per evitare il danno.
Semaforo. L’occasione è buona per aprirlo a caso e poi leggiucchiare qua e là qualche riga. Nulla però ti rimane in mente di quanto hai visto: è un gesto superficiale il tuo. E poi il verde è scattato e devi rimetterti in marcia.
L’automobile è l’ultimo tassello che ancora ti allontana dal tuo acquisto. Se i semafori ci fossero ancora in grande quantità potresti di nuovo saggiare il testo e invece queste maledette rotonde non ti danno spazio nemmeno per pensare. E poi sono in numero esagerato: anche la più inutile deviazione necessita oggi della sua rotonda. Alcune sono difficili da percorrere con piccole autovetture, figuriamoci con un furgone o peggio ancora con un camion.
Comunque manca poco, pochissimo. Un lampo improvviso ti rimanda al dovere: devi ancora passare in banca a firmare le carte per la privacy. Una firma, una stupida firma quando basterebbe una semplice conferma con una mail. Di questi tempi poi, con tutta la tecnologia che c’è a disposizione. E la posta certificata allora a che cosa dovrebbe servire se non a questo? Intanto il libro è sempre lì che ti guarda di sottecchi da dietro alla sua bella copertina nuova fiammante.
Insomma, è preferibile tu tenga a freno l’impazienza e aspetti ad aprire il libro quando sarai a casa.
Ora ci sei e, seduto, lo rigiri fra le mani. Apri a caso e noti che i dialoghi abbondano. Bene: sarà più scorrevole dell’ultimo che hai letto, tutto filosofie e descrizioni. Ogni tanto vanno bene ma poi stancano. E poi siamo nell’era dei messaggi, di twitter e della concisione massima: è inutile perdersi troppo in mondi lontani che possiamo visualizzare in tempo reale su qualunque cellulare.
Nel rigirarti il libro fra le mani ti fermi sul retro della copertina e dai un’occhiata alla vita dell’autore. Certo che di cose ne ha fatte tra pubblicazioni e incisioni: non sapevi che fosse anche un musicista. Appena avrai tempo andrai a cercare informazioni su di lui da qualche parte. E poi se questo libro si farà leggere perché non comprare anche l’altro suo romanzo? Vedrai tu.
Ecco dunque ora sei pronto ad attaccare le prime righe della prima pagina. La delusione non tarda ad arrivare: è una trascrizione di Calvino parola per parola. Era prevedibile; vai a prendere il Se una notte d’inverno un viaggiatore originale e cominci a confrontare le pagine. Eppure non tutto coincide, certe parole sono variate; addirittura frasi intere. Però il discorso di fondo dell’introduzione sembra il medesimo anche se nel finale si narra di come non tutto coincida tra i due testi attraverso una frase molto esplicita: “Eppure non tutto coincide, certe parole sono variate; addirittura frasi intere. Però il discorso di fondo dell’introduzione sembra il medesimo anche se nel finale si narra di come non tutto coincida tra i due testi attraverso una frase molto esplicita”.
Meglio approfondire la questione.
Non sapendo nulla dell’autore non ne puoi certo conoscere lo stile e il modo di accostarsi alla rappresentazione delle cose. Per ora ti dice poco. Ma tutti i libri dicono poco all’inizio; bisogna vedere che cosa capita a partire almeno dalla terza o quarta pagina. Ecco, adesso incomincia a diventare interessante, non ostante qualche lieve caduta di tono. Però la curiosità aumenta.
Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull’amaca, se hai un’amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. C’è chi preferisce altre posizioni ancora, le più assurde. Ma lasciamole a loro.
Certo, la posizione ideale per leggere non si riesce a trovarla. Il problema dipende anche dalla dimensione del libro. Una volta va da sé che fosse tutto cartaceo e dunque i libroni li si potesse leggere solo alla scrivania o al leggio, in piedi o seduti, a discrezione. Oggi gli e-book contengono enciclopedie in una schermata e il peso della carta non tiranneggia più. Tutto è permesso, anche se pensi che tra tutte le tecnologie questa sarà quella che avrà vita più breve. Personalmente non riesci a leggere un libro a video: dopo poco ti bruciano gli occhi e perdi continuamente il segno. Chissà come fanno quelli che scaricano regolarmente racconti e romanzi dalla rete.
Bene, cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi su un cuscino, su due cuscini, sui braccioli del divano, sugli orecchioni della poltrona, sul tavolino del salotto, sulla scrivania, sul pianoforte, sul piatto della doccia di fronte al gabinetto. Togliti almeno le scarpe, prima. Se vuoi tenere i piedi sollevati; se no, rimettitele. Adesso non restare lì con le scarpe in una mano e il libro nell’altra: deciditi.
Regola la luce in modo che non ti stanchi la vista. Fallo adesso, perché appena sarai sprofondato nella lettura non ci sarà più verso di smuoverti. Fa’ in modo che la pagina non rifletta il bianco che rimane tra il nero delle lettere e dei segni. Meglio se la carta è giallina, più riposante e non fredda come le piastrelle dei macelli e delle celle per le carni appese. Distogli i riflessi dalla carta. Cerca di prevedere ora tutto ciò che può evitarti d’interrompere la lettura. Il cellulare è spento? Decidi tu.
Non che t’aspetti qualcosa di particolare da questo particolare libro. Sarà la solita operazione com-merciale utile per rilanciare un titolo famoso del passato riproposto sotto nuove vesti. Oppure è solo una bufala e la storia di Calvino non c’entra niente. Sta di fatto che ti sei spinto fino in libreria per informarti e alla fine hai ceduto. Ed eccoti qui a godere del tuo acquisto, del nuovo libro di Daniele Trucco, autore quasi sconosciuto alla narrativa se non per una strana pubblicazione di qualche anno fa. E ora è uscito con questo Se una notte d’inverno un viaggiatore, ma non si capisce se sia opera sua o no. Sicuramente sarà una storia a cornice. O a cornice in una cornice. Forse con incastrata qualche faccenda presa dal Calvino originale. Sta di fatto che ti sei spinto fino in libreria per informarti e alla fine hai ceduto.
Già nella vetrina della libreria hai individuato la copertina col titolo che cercavi. Seguendo questa traccia visiva ti sei fatto largo nel negozio attraverso il fitto sbarramento fatto di Saramaghi, Parisi, Pirandelli, Montali, Musili, D’Arrighi che ti guardavano accigliati dai banchi e dagli scaffali cercando d’intimidirti. Ma tu sai che non devi lasciarti mettere in soggezione, che tra loro s’estendono per ettari ed ettari i superflui Tertulliani o Chiabreri, i non libri Zingarellii o Castiglionii Mariottii, gli scontati e prevedibili Pilcheri e Steeli. E così superi la prima cinta dei baluardi e ti piomba addosso la fanteria dei classici illeggibili Prousti e D’Annunzii. Con rapida mossa li scavalchi e ti porti in mezzo alle falangi dei papabili Moravii e Pennachi, degli esosi Valeryi e Cacciarii, degli ex esosi Deleuzei e Foucaulti, degli imprestabili Baricchi o Kinghi, dei risaputi Manzonii e Browni. Sventando questi assalti, ti porti sotto le torri del fortilizio, dove fanno resistenza
i Reparti C e i Furori,
gli Hypnerotomachiai Poliphilii e i Zaziei nei metrò,
i Mimesisi e I tempi vissuti,
le Iliadi e i manuali di lingua latina,
gli Idioti e I doni delle aquile,
le Cosmicomiche e Le vergini delle rocce,
gli Arcobaleni delle gravità e gli Asini d’oro.
Accanto agli infiniti altri titoli possibili altri innumerabili si affacciano alla tua mente schiacciata da al-tri titoli ancora; e poi autori, e autori vecchi ed elenchi di interminabili novità che paion essere sempre più interessanti rispetto alle novità passate ormai di moda. Che poi a dirla tutta anche le novità sono nuove veramente se e solo se l’argomento trattato è anch’esso nuovo; in alternativa si hanno solamente nuovi saggi su questioni vecchie. Una sorta di aggiornamento fatto dai soliti noti o da sconosciuti in cerca di una posizione.
Tutto questo per dire che, percorsi rapidamente con lo sguardo i titoli dei volumi esposti nella libreria, hai diretto i tuoi passi verso una pila di Se una notte d’inverno un viaggiatore freschi di stampa, ne hai afferrato una copia e l’hai portata alla cassa perché venisse stabilito il tuo diritto di proprietà su di essa.
Tutto il resto lentamente ha cominciato a svanire dalla tua mente e hai incominciato a proiettarti verso il percorso che ti separa da casa. Le vetrine dei negozi e i passanti in strada non ti distraggono dal vero e unico obiettivo della giornata: sfogliare il tuo acquisto, sentirne l’odore di nuovo, dell’inchiostro e della carta pulitissima. La distanza diventa enorme in un nulla: non hai pensato di farti dare una borsa o un semplice involucro per contenerlo. Tenendolo in mano il sudore dei polpastrelli ne rovinerà di sicuro la copertina; allora cambi maniacalmente mano spesso, proprio per evitare il danno.
Semaforo. L’occasione è buona per aprirlo a caso e poi leggiucchiare qua e là qualche riga. Nulla però ti rimane in mente di quanto hai visto: è un gesto superficiale il tuo. E poi il verde è scattato e devi rimetterti in marcia.
L’automobile è l’ultimo tassello che ancora ti allontana dal tuo acquisto. Se i semafori ci fossero ancora in grande quantità potresti di nuovo saggiare il testo e invece queste maledette rotonde non ti danno spazio nemmeno per pensare. E poi sono in numero esagerato: anche la più inutile deviazione necessita oggi della sua rotonda. Alcune sono difficili da percorrere con piccole autovetture, figuriamoci con un furgone o peggio ancora con un camion.
Comunque manca poco, pochissimo. Un lampo improvviso ti rimanda al dovere: devi ancora passare in banca a firmare le carte per la privacy. Una firma, una stupida firma quando basterebbe una semplice conferma con una mail. Di questi tempi poi, con tutta la tecnologia che c’è a disposizione. E la posta certificata allora a che cosa dovrebbe servire se non a questo? Intanto il libro è sempre lì che ti guarda di sottecchi da dietro alla sua bella copertina nuova fiammante.
Insomma, è preferibile tu tenga a freno l’impazienza e aspetti ad aprire il libro quando sarai a casa.
Ora ci sei e, seduto, lo rigiri fra le mani. Apri a caso e noti che i dialoghi abbondano. Bene: sarà più scorrevole dell’ultimo che hai letto, tutto filosofie e descrizioni. Ogni tanto vanno bene ma poi stancano. E poi siamo nell’era dei messaggi, di twitter e della concisione massima: è inutile perdersi troppo in mondi lontani che possiamo visualizzare in tempo reale su qualunque cellulare.
Nel rigirarti il libro fra le mani ti fermi sul retro della copertina e dai un’occhiata alla vita dell’autore. Certo che di cose ne ha fatte tra pubblicazioni e incisioni: non sapevi che fosse anche un musicista. Appena avrai tempo andrai a cercare informazioni su di lui da qualche parte. E poi se questo libro si farà leggere perché non comprare anche l’altro suo romanzo? Vedrai tu.
Ecco dunque ora sei pronto ad attaccare le prime righe della prima pagina. La delusione non tarda ad arrivare: è una trascrizione di Calvino parola per parola. Era prevedibile; vai a prendere il Se una notte d’inverno un viaggiatore originale e cominci a confrontare le pagine. Eppure non tutto coincide, certe parole sono variate; addirittura frasi intere. Però il discorso di fondo dell’introduzione sembra il medesimo anche se nel finale si narra di come non tutto coincida tra i due testi attraverso una frase molto esplicita: “Eppure non tutto coincide, certe parole sono variate; addirittura frasi intere. Però il discorso di fondo dell’introduzione sembra il medesimo anche se nel finale si narra di come non tutto coincida tra i due testi attraverso una frase molto esplicita”.
Meglio approfondire la questione.
Non sapendo nulla dell’autore non ne puoi certo conoscere lo stile e il modo di accostarsi alla rappresentazione delle cose. Per ora ti dice poco. Ma tutti i libri dicono poco all’inizio; bisogna vedere che cosa capita a partire almeno dalla terza o quarta pagina. Ecco, adesso incomincia a diventare interessante, non ostante qualche lieve caduta di tono. Però la curiosità aumenta.
Se una notte d’inverno un viaggiatore compare per la prima volta in «Inchiostro», Anno 25, Numero 83, Giugno 2019, p. 40-43. Questa versione è la copia esatta e dunque quella corretta da leggersi.
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